Freud 2

Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1921.

In un’altra importante opera freudiana, Psicologia delle masse e analisi dell’Io,[1] testo del 1921, Freud affronta diverse questioni che gli vengono sollecitate per lo più dai cambiamenti storico-sociali in corso in quel periodo. Nell’Introduzione, egli sintetizza bene il tema centrale del suo studio e da prova dell’accuratezza e della puntualità che lo distingue. La sua premessa è che

“Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in quest’accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale”.[2]

Sebbene si tratti di un testo interessante e istruttivo, prenderemo qui in esame poco più del capitolo 7 sull’Identificazione, al fine di non divagare troppo dalla linea di lavoro che ci si è preposti di seguire. Tratteremo maggiormente la funzione dell’identificazione per la fondamentale importanza che essa ricopre per il buon fine del complesso edipico. Anche qui l’analisi di Freud indica alcuni passaggi:

– C’è un primo tempo dove l’interesse verso il padre conduce il soggetto ad assumerlo come ideale, come modello. Identificazione al padre.

– Ma nel contempo il bambino si interessa anche alla madre e qui Freud parla di investimento oggettuale del tipo per appoggio. Ovvero un investimento decisamente sessuale verso la madre. Questi due vincoli affettivi convivono fino al convergere di entrambi verso il normale complesso edipico. Freud fa notare che il risultato di questa confluenza può avere diverse soluzioni:

a) Identificazione al padre: ciò che si vorrebbe essere.

“[…] forma più originaria di legame emotivo con un oggetto”;[3]

b) Scelta del padre come oggetto: ciò che si vorrebbe avere.

“[…] può diventare per via regressiva il sostituto di un legame oggettuale libidico in certo modo mediante introiezione dell’oggetto nell’Io”;[4]

c) Identificazione per

“[…] infezione psichica.”[5]

“[…] essa può insorgere in rapporto a qualsiasi aspetto posseduto in comune – e in precedenza non percepito – con una persona che non è oggetto delle pulsioni sessuali”.[6]

Freud spiega che, a),

“La differenza sta quindi in ciò: se il legame concerne il soggetto oppure l’oggetto dell’Io. Il primo tipo di legame è pertanto possibile già prima di qualsiasi scelta d’oggetto sessuale. […] l’identificazione tende a configurare il proprio Io alla stregua dell’Io della persona assunta come ‘modello’”.[7]

L’esempio che segue può essere utile per una migliore comprensione, b), del,

“[…] processo di identificazione nella formazione del sintomo nevrotico”.[8]

Freud porta l’esempio di una bambina che ha lo stesso sintomo della madre: una certa tosse. Se l’identificazione, la tosse, ha origine dal complesso edipico col significato di sostituire la madre, ispirato a ostilità, dice Freud, il sintomo esprime l’amore oggettuale per il padre e mette in atto il desiderio di sostituirsi alla madre. Tutto questo provoca però un senso di colpa nella bambina e la costringe a servirsi di un tratto identificatorio che le provoca malessere: la tosse molesta. Se invece, come nel caso di Dora indicato da Freud, il sintomo è identico a quello della persona amata, infatti Dora ha la stessa tosse del padre,

“[…] l’identificazione è subentrata al posto della scelta oggettuale e la scelta oggettuale è regredita fino all’identificazione”.[9]

Freud indica questo come

“[…] il meccanismo completo della formazione dei sintomi isterici. […] nelle condizioni in cui si forma il sintomo, là dove esistano rimozione e predominio dei meccanismi dell’inconscio, capita spesso che la scelta oggettuale ridiventi identificazione, dunque che l’Io assuma su di sé le caratteristiche dell’oggetto. Degno di nota è il fatto che in queste identificazioni l’Io copia ora la persona non amata, ora invece quella amata”.[10]

Nel caso dell’identificazione per infezione psichica, Freud parla di un’identificazione indotta dalla volontà, da parte del soggetto, di trovarsi nella stessa situazione della persona che manifesta il sintomo,

“L’identificazione tramite il sintomo attesta così che esiste fra i due Io un luogo di coincidenza che va tenuto in stato di rimozione”.[11]

Freud indica questo tipo di identificazione come quella che troviamo tra i componenti della massa. Egli chiama “comunanza affettiva” il tipo di legame che si instaura tra la massa e il suo capo e questo mostra ciò che Freud denota come il processo di Einfühlung,[12]

“[…] ‘immedesimazione’, e che più di ogni altro ci permette d’intendere l’Io estraneo di altre persone”.[13]

Concetto poi ripreso da i post-freudiani per descrivere l’empatia. Freud fa notare che in tutti questi casi, il processo di identificazione non è completo ma solo parziale, ossia il soggetto fa proprio solo un tratto della persona che è oggetto d’identificazione.

Nelle ultime due pagine di questo capitolo, Freud tratta dell’identificazione nella genesi dell’omosessualità e nella melanconia. Egli parla – dell’omosessualità maschile – come di una prolungata e intensa vicinanza affettiva alla madre. Da ciò ne deriva una fissazione che impedisce, passata la pubertà, la normale sostituzione di questo oggetto edipico – la madre – con un altro oggetto sessuale. Subentra qui una trasformazione, dice Freud, invece di abbandonare l’oggetto si identifica con esso rivolgendosi verso

“[…] oggetti che possano per lui sostituire il proprio Io, oggetti ai quali poter dedicare quell’amore e quelle cure che ricevette un tempo da sua madre”.[14]

Questo tipo di identificazione trasforma il carattere sessuale dell’Io sulla base del modello – la madre – che era stato l’oggetto sessuale, a sua volta abbandonato.

Freud accenna qui, a partire dall’identificazione all’oggetto abbandonato-perduto, – alla melanconia – dove proprio a questa perdita, reale o affettiva dell’oggetto d’amore, si deve la sua genesi. Sull’introiezione dell’oggetto perduto, sull’Ideale dell’Io come residuo di questa perdita, egli si soffermerà in un testo successivo, L’Io e l’Es.

[1] S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1921, OSF, vol. 9

[2] Ib., p. 261

[3] Ib., p. 295

[4] Ib.

[5] Ib.

[6] Ib.

[7] Ib., p. 294

[8] Ib.

[9] Ib.

[10] Ib.

[11] Ib., p. 295

[12] Ib.

[13] Ib.

[14] Ib.

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