DISTURBI E PROBLEMATICHE

Un disturbo è qualcosa che non è in sintonia con la propria vita, qualcosa, appunto che disturba il normale andamento della vita di un individuo. Esso può coinvolgere non solo l’individuo che ne è soffre ma un campo più vasto come il contesto familiare e/o sociale. Più il disturbo è invasivo, più crescono le difficoltà d’inserimento dell’individuo nell’ambito del suo entourage.

Dunque il disturbo, cioè il sintomo, ha sempre radici nella propria soggettività ma coinvolge anche l’Altro in quanto l’uomo è un essere di linguaggio e dunque di godimento.

Ma che cosa s’intende per sintomo?

Il sintomo è la porta di accesso alla psicoanalisi. Essa ha come scopo e limite quello di trattare il sintomo attraverso le parole. Il sintomo, in quanto reale, è ciò che morde nella carne e nello spirito.  Non c’è stato certo bisogno della psicoanalisi per sapere che le parole hanno un peso sul reale: la religione, la magia e, ultima arrivata, la scienza, provano di saper incidere sul reale con parole, pratiche, riti e formule. La medicina, in particolare, sa da sempre che si può curare attraverso la parola.

A differenza però del sintomo medico, quello analitico è un sintomo “parlante” perché, di per sé, non s’indirizza al medico, ma al soggetto stesso in cui si manifesta ed effettivamente, prima ancora di rivolgersi ad uno psicoanalista, di solito il soggetto si costruisce una pre-interpretazione di questo sintomo, tant’è che esso gli “fa segno”. Segno che qualcosa non va e questo qualcosa concerne il soggetto.

Il sintomo di cui soffre il nevrotico “fa segno” al soggetto di un senso oscuro, alla stregua di un messaggio dal significato sconosciuto. In tal modo il sintomo, come del resto le altre formazioni dell’inconscio, quali sogni, lapsus, atti mancati e motti di spirito, attesta dell’inconscio, in quanto “strutturato come un linguaggio”; anche se, a rigore, il sintomo differisce dalle altre formazioni dell’inconscio quanto alla sua temporalità, poiché ha la caratteristica di ripetersi.

La qualità del sintomo, dell’essere “strutturato come un linguaggio”, è quella di esprimersi attraverso la stessa struttura significante del linguaggio: la metafora. La metafora è l’operazione di sostituzione di un significante o rappresentazione con un altro significante o rappresentazione.

L’effetto di questa operazione di sostituzione è la produzione di un senso nuovo, diverso da quello abituale ed è per questo che il sintomo in psicoanalisi non ha lo stesso statuto del sintomo in ambito scientifico. Questo è l’aspetto formale del sintomo sul quale la parola interviene, cura, disfacendone la costruzione.

Vi è poi un aspetto più insidioso che sorge spesso proprio quando l’analisi è giunta a quello che chiameremmo il nocciolo del soggetto. Questo nucleo del sintomo si presenta come ostacolo sotto la forma della ripetizione. Si tratta di un resto che è fondamentalmente refrattario a lasciarsi simbolizzare. Lacan chiama “godimento” la causa di questa ripetizione pulsionale. Questo godimento, più affine alla sofferenza che al piacere, si presenta generalmente sotto forma di dispiacere, di cui però il soggetto non riesce a fare a meno. Solo al termine di un’analisi, spinta fino alla sua fine logica, il soggetto potrà ritrovarsi attorno a questo resto di godimento senza più il dispiacere che di solito lo accompagna.

Elda Perelli

Difficoltà Relazionali

Fobie / Disturbo ossessivo – compulsivo

Ansia / Angoscia / Attacchi di panico

Disturbi del comportamento alimentare

Dipendenze

Depressione / Inibizione

Disturbi della sfera sessuale

– Difficoltà scolastiche

Disturbi psicosomatici

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